Non è normale che sia normale: io ci sono
Vicenza – “Fai del bene al tuo prossimo, come vorresti fosse fatto a te. Una regola che, se fosse applicata da tutti, neutralizzerebbe molta sofferenza al mondo”.
Sono queste le parole della vicentina D.ssa Elena Brunello, ex membro Commissione alle Pari Opportunità della Provincia di Vicenza, ora vicepresidente dell’Associazione Culturale Alto Vicentino Onlus, socio fondatore del comitato “Venexi’an” e ideatrice del progetto “L’antica Via della Seta”.
La D.ssa Brunello è anche attivista di spicco nella battaglia, a largo spettro, sull’antiviolenza e, in particolare, sull’antiviolenza a difesa delle donne.
La violenza sulle donne è purtroppo una piaga sociale che non conosce fine.
Oltre a provocare danni e sofferenza, tanto fisica quanto psicologica, rappresenta una delle maggiori violazioni dei diritti umani a livello mondiale, ed è grazie agli sportelli di ascolto ed accoglienza che si può cercare di prevenire ogni forma di abuso.
Quando ha deciso, D.ssa Brunello, di lottare in prima persona, mettendosi in gioco, per questa nobilissima causa? “Sono figlia di genitori molto attenti e sensibili. Mio padre, oltre che imprenditore, ha speso la sua vita a servizio dei propri amici e cittadini, capo gruppo Alpini del nostro paese, poi Presidente del Calcio Sarcedo. Ci ha dato un esempio di vita irreprensibile. Uomo che ha fatto della sua professione una missione, perseguendo quotidianamente ideali che poi ci ha trasmesso, preziosi ed unici. Con i suoi pregi e con i suoi difetti, ma unico a livello impegno personale in attività di cittadinanza attiva, con partecipazione ai massimi livelli. Non di meno mia madre, donna formata fin da piccola e per forza maggiore all’apertura mentale verso il mondo. Ad otto anni, nel 1948, emigrata per necessità in Francia a Parigi, con il fratello maggiore. Ha visto, e vissuto sulla sua stessa persona, il dopoguerra da emigrata. Rientrata in Italia a 15 anni, non ha smesso di viaggiare per lavoro. Dama di compagnia e domestica per famiglia benestante della cittadina in cui abito, viaggiava tra Thiene e Viareggio. Poi a Verona, domestica e tata in casa di un noto medico veronese, al quale ha accudito entrambi i figli, diventati medici a loro volta. Rientrata nel paese natìo, per assunzione lavorativa, ha conosciuto mio padre, metalmeccanico con l’ambizione di non rimanere alle semplici dipendenze. Assieme, ambendo ad un riscatto professionale, hanno dato vita all’officina Stampi, avviata nel garage di casa. Si sono sostenuti a vicenda nella realizzazione di questo sogno, divenuto realtà nel 1972. L’azienda di famiglia è via via cresciuta divenendo importante nel settore metalmeccanico già nel 1985 fino ad arrivare nel 1994 alla dimensione di PMI (Piccola Media Impresa).
La famiglia Brunello, attraverso l’attività aziendale ha dato lavoro e sostegno a 150 operai e professionisti di vario livello, sia italiani che stranieri. L’imprinting lavorativo e professionale che alberga nella nostra famiglia, tanto quanto la consapevolezza che esso è un valore, si è espresso nella socialità. Abbiamo sempre avuto cura e attenzione verso ogni nostro dipendente, al suo nucleo familiare, alle persone che hanno vissuto con noi, e con noi speso il loro tempo. Parte economica e parte affettiva, ponte e rete della società intera. Molte sono state, e sono tuttora, le situazioni quindi vissute quotidianamente che mi danno i mezzi e le chiavi di lettura di ciò in cui poi mi sono prodigata, nel rendermi utile”.
Quale è oggi il Suo ruolo? “Personalmente ho assistito e ancora assisto donne e famiglie oggetto di violenza. Donne e figli in difficoltà e disagio, a vari livelli, favorendo il dialogo, delicato e difficile, con tutte le parti che entrano in gioco nell’affrontare questa problematica così critica. Quindi, cercando sempre nel buon senso di essere utili al miglioramento delle condizioni di degrado. Cercando, ove possibile, di migliorarne le condizioni. Nelle esperienze, si interagisce con Ullss (Servizi Sociali ), Centri di accoglienza, Case famiglia, rete parentale, esperti quali avvocati, giuristi, medici, scuole, rappresentanti politici di ogni ordine e grado, forze dell’ordine e mondo associativo di volontariato. Mi sono formata politicamente occupandomi di sociale del welfare sull’antiviolenza in genere e numerose sono le attività svolte, e che andrò ad avviare, in tal senso”.
Quali sono i destinatari del vostro intervento? “Attraverso l’opera di divulgazione delle tematiche che toccano internamente le famiglie e gli strati sociali, come Commissione provinciale abbiamo contribuito alla nascita di numerosi sportelli antiviolenza in tutto il territorio vicentino, sostenendo, con le risorse economiche, le loro attività ed incontrando sia istituzioni pubbliche che privati disponibili ad aiutare i tanti cittadini in difficoltà. In primis sosteniamo le mamme con figli in situazioni di emergenza, con problemi innanzitutto economici ma anche sociali. Io personalmente sono parte attiva, nella mia semplicità ma anche nella mia professionalità acquisita, ed applico quelle umili ma così tanto preziose regole cristiane di attenzione prima a me stessa e poi al mio prossimo. Molte sono le donne con le quali mi confronto ed interagisco tutti i giorni, cercando di dare aiuto in base alle mie possibilità. A volte posso dare solo ascolto, a volte solo conforto, a volte aiuto più concreto cercando di mettere a loro disposizione le mie conoscenze ed esperienze (ad esempio, l’esperienza di mamme che per difficoltà economiche, vittime di violenza fisica e psicologica, nella quale sono stata chiamata ad agire, per loro richiesta di aiuto va anche nell’operato Ulss- Case Famiglia). Io sono e rimango convinta che la mamma, oppure meglio ancora la famiglia, vada aiutata a cambiare e migliorarsi dall’interno della stessa, riservando gli allontanamenti dei figli solamente nei casi gravissimi. Solo in casi nei quali necessita assoluto distacco, situazioni estreme e non migliorabili. L’allontanamento dei figli, con affido a strutture esterne, deve essere l’ultima soluzione nei casi estremi, quali accertata e perpetrata violenza fisica e psicologica. In tutti gli altri casi, ritengo che la famiglia non vada mai divisa, ma rieducata con interventi mirati, interni ed esterni, con l’aiuto di facilitatori e mediatori familiari e fondi pianificati in tal senso. La sudditanza psicologica della madre, o dei figli, va trattata e modificata da professionisti altamente preparati e con precisi piani di intervento. Vanno analizzate tutte le situazioni familiari del caso, compresa la rete parentale, vicinale e gli amici frequentati. Nei modi e nei tempi opportuni.”
Prossime idee? “Il mio impegno attuale e futuro è prepararmi in questo campo con l’ausilio di un team professionalmente molto ben addestrato. Sono co-fondatrice di un comitato che, nei prossimi anni, avrà come obiettivo lo stato di miglioramento nell’ambito del BENESSERE della PERSONA. A breve, verrà data presentazione ufficiale del progetto che parte da una base antica storica, riscoperta culturalmente, ed arriva a tracciarne un percorso itinerante, alla scoperta di pratiche e conoscenze in campo Socio-Sanitario. Si tratta del metodo di medicina tradizionale cinese Shaolin”.
Ringraziamo la D.ssa Brunello per il suo apporto e sostegno, augurandole un buon lavoro.
Attiviamoci, senza timore: non è normale che sia normale.
Francesca Bevilacqua