Il Batterio Killer colpisce ancora e sempre nel vicentino. Ecco cosa c’è da sapere
Novembre 2018, in Veneto si diffonde la notizia di una serie di decessi causati da un batterio che si annida in un macchinario per la circolazione sanguigna extracorporea, utilizzato nelle sale operatorio dove si eseguono interventi a cuore aperto, di impianto o sostituzione di valvole cardiache. Siamo di fronte a un’allarme epidemia? Qual è la natura e la gravità di questa infezione? Ecco cinque cose da sapere.
1) Come si è diffuso l’allarme? il 2 novembre 2018 è morto a Vicenza un anestesista dell’ospedale San Bortolo, Paolo Demo, 66 anni, a causa di un’infezione causata proprio dal mycobacterium Chimaera. Si era ammalato dopo un intervento a cuore aperto per la sostituzione di una valvola cardiaca, nel gennaio 2016. Aveva saputo dai colleghi che il «killer» si era annidato nel macchinario per il riscaldamento del sangue, utilizzato dalle sale operatorie di Cardiochirurgia durante le procedure di circolazione extracorporea e prodotto dalla ditta Liva Nova del gruppo Sorin.
Il medico aveva tenuto un diario dell’avanzamento della sua malattia. Dopo la morte, la sua famiglia ha sporto denuncia in Procura. Da lì è partita in parallelo un’ispezione della Regione Veneto, che ha raccolto e sta esaminando i fascicoli di altri cinque casi di decesso simili. I decessi accertati a livello nazionale sono finora 10 (fonte ministero della Salute). Quelli di cui abbiamo localizzazione sono i 6 del Veneto (4 a Vicenza, uno a Padova, uno a Treviso) cui se ne sono aggiunti 2 in Emilia, avvenuti al Salus Hospital di Reggio Emilia. Ci sarebbero poi decine di infetti, ma qui i numeri sono più labili. La presenza del batterio Chimaera in ospedale è stata accertata (senza casi di infezione) agli Ospedali Civili di Brescia.
2) Di che batterio stiamo parlando? Il mycobacterium chimaera è il batterio identificato per la prima volta nel 2004, diffuso in natura, presente soprattutto nell’acqua potabile.
Casi invasivi di batterio Chimeara sono stati riscontrati in Europa, e non solo, a partire dal 2014 (ma ci sono sospetti che risalgono al 2011) e sono stati associati all’utilizzo di dispositivi di raffreddamento/riscaldamento (Heater-Cooler Devices, HCD) necessari a regolare la temperatura del sangue in circolazione extra corporea durante interventi cardiochirurgici, per lo più per contaminazione dei pazienti per aerosol proveniente dall’acqua delle taniche dei dispositivi.
3) Qual è il macchinario sotto accusa? Si tratta di un’unità di riscaldamento/raffreddamento (Heater Cooler Unit – HCU) della multinazionale britannica Liva Nova, materialmente fabbricato in Germania.
E’ un dispositivo utilizzato durante interventi di cardiochirurgia toracica in cui il riscaldamento/raffreddamento del paziente risulta parte della procedura chirurgica. Tali dispositivi sono composti da serbatoi che forniscono l’acqua a temperatura controllata a scambiatori di calore e a coperte di riscaldamento/raffreddamento, attraverso circuiti dell’acqua chiusi. Tali attrezzature si utilizzano in tutto il mondo da molti anni. Il numero di dispositivi HCU in uso nel mondo è stimato in 11.000 unità, in particolare 6.700 i dispositivi della Livanova, di cui solo 218 in Italia.
4) Come si manifesta la malattia? Il periodo di incubazione dopo l’esposizione al batterio Chimaera risulta lungo, con una mediana di 17 mesi (range 3-72 mesi). Segni e sintomi sono generalmente aspecifici e comprendono affaticamento, febbre e perdita di peso.
Non esiste una terapia stabilita e il tasso di mortalità è circa del 50 per cento. Il rischio di contrarre la malattia è definito basso (1 su 10.000 pazienti operati). Nel mondo finora sono stati segnalati 185 casi letali (fonte Ministero della Salute).
5) Quali contromisure si stanno adottando? La stessa Liva Nova alla fine del 2015, sulla base dei primi allarmi, aveva raccomandato la sanificazione del macchinario, senza tuttavia ritirarla dal mercato. Da allora ministero della Salute e Regione Veneto hanno adottato delle linee guida. Nel 2017 un cambio di design del dispositivo ha ulteriormente ridotto la possibilità di fuoriuscita di acqua sotto forma di aerosol.Lo scorso 20 settembre il ministero della Salute ha chiesto a tutte le Regioni di avviare un’analisi retrospettiva per individuare tutti i soggetti infettati da Mycobacterium Chimaera tra il 2010 e il 2018.
La direzione della sanità del Veneto intende richiamare una parte dei pazienti operati a cuore aperto dal 2010 ad oggi (l’arco di incubazione del germe è purtroppo esteso) affinché si sottopongano a test infettivi. La precedenza sarà data ai soggetti a maggiore rischio, circa 1500 persone sottoposte all’impianto valvolare. Per agire si attende il via libera ministeriale, l’obiettivo è uno screening condiviso e uniforme su base nazionale.
Per gentile concessione del TgVicenza
E.E.