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6 maggio 1976, terremoto in Friuli

6 maggio 1976. Una data storica e tragica allo stesso tempo, una delle date che mai verranno dimenticate nella storia italiana, specialmente da chi ne ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle danni e sofferenze e tutta l’atrocità di cui è stata capace. Specie per gli abitanti del Friuli. In quel giorno, infatti, la terra tremò violentemente e, da allora, niente fu più lo stesso per il popolo friulano. Alle 21:02 di quella tranquilla giornata di primavera si scatenò l’inferno. L’epicentro del terremoto era vicino a Osoppo e Gemona del Friuli, a nord di Udine. In totale coinvolti 137 comuni. Morirono 990 persone, più di 3 mila ferite e più di 100 mila costrette ad abbandonare le loro case. 18 mila completamente distrutte e 75 mila rimasero danneggiate.

I danni del terremoto in Friuli

I danni maggiori si registrarono, come già detto, a nord di Udine e nella Valle del Tagliamento. Dove interi paesi completamente azzerati e rasi al suolo. La scossa principale fu percepita distintamente anche in Piemonte, Austria, Svizzera, Slovenia e parte della Francia. In generale, le devastazioni agevolate a causa dell’altitudine di alcune cittadine (molte costruite su alture). Dalle condizioni del suolo e molti edifici antichi crollarono proprio perché non costruiti secondo le norme antisismiche. L’unico paese più recente, costruito dopo la Seconda Guerra mondiale, era stato San Daniele, eppure anche lì furono molti gli edifici crollati, la maggior parte di epoca medievale.

Dopo il terremoto

L’incubo per i friulani non finì con quella giornata. Lo sciame sismico si verificò per mesi e mesi finché l’11 settembre la terra tornò a tremare per ben due volte, e lo stesso accadde il 15 settembre. Dopo queste nuove scosse settembrine, molti abitanti di vari Comuni si trasferirono in località costiere come Lignano e Jesolo, trovando accoglienza presso strutture alberghiere e di prima accoglienza. Due giorni dopo il sisma, la Regione decise di stanziare 10 miliardi di lire per la ricostruzione, mentre lo Stato si impegnò con uno stanziamento di 200 miliardi lire. 

La forza friulana

La solidarietà partì prima di tutto dagli stessi friulani, nonostante il dolore e la disperazione, e da loro ebbe inizio una vera e propria gara di solidarietà, che coinvolse anche i cittadini friulani residenti all’estero. Numerosi furono gli interventi di solidarietà di tanti volontari che, già dal giorno dopo accorsero, da varie regioni italiane. Nacque una grande catena di solidarietà e furono istituite raccolte fondi per aiutare i terremotati. Furono revocati scioperi, molte aziende si offrirono di inviare sul luogo escavatrici, camion e ruspe per scavare sotto le macerie. Nacque una gara di donazione di sangue, anche da parte dei detenuti. Per la ricostruzione ci sono voluti dieci anni e il sostegno maggiore è arrivato da nazioni quali la Slovenia, l’Austria o gli USA che inviarono subito sostegno e assistenza militare.

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