Voucher per la digitalizzazione: il MISE “dimentica” le imprese del Nordest
Appena 14,6 milioni di euro per le imprese venete contro i 40,5 stanziati, ad esempio, per quelle pugliesi e i 77,5 destinati alle Pmi della Campania.
Il Ministero dello Sviluppo Economico discrimina di fatto una delle macroaree più importanti d’Italia destinando al Veneto appena un quinto di risorse legate ai voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese, rispetto a quanto riceveranno le regioni del Sud. Eppure il percorso di copertura degli investimenti iniziato nel 2014 avrebbe dovuto portare a una copertura pari al 50%. Peccato che ci si sia fermati ad un misero 12,5%. Una situazione davvero paradossale, quella evidenziata da uno studio di Confapi Padova, che porta il direttore della stessa associazione a far la voce grossa: “Il Sud ha bisogno di misure strutturali, non di un assistenzialismo che finisce col discriminare le imprese del Nord” attacca Davide D’Onofrio.
Sono 14,6 i milioni di euro destinati agli imprenditori del Nordest , contro, ad esempio, i 20,6 che andranno a favore degli imprenditori abruzzesi , i 23,8 per i colleghi calabresi, i 37,9 per quelli siciliani. Ripercorrendo l’intera storia di uno strumento che nelle intenzioni del Ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto essere un prezioso incentivo a investire sulla digitalizzazione dei processi aziendali, ci si rende conto di quanto questo si sia al contrario rivelato una vera delusione. La conferma arriva dal decreto direttoriale del 1 giugno 2018, che chiarisce tutto: per il Veneto le risorse superano di poco il 25% del contributo richiesto (ovvero il 12,5% dell’investimento). Per capirci: un’azienda veneta che investa 20 mila euro, stando al primo decreto avrebbe potuto riceverne 10 mila in copertura e invece, alla fine della fiera, scopre che al massimo ne riceverà 2.585,38. “Intendiamoci, la questione meridionale è prioritaria per l’Italia. Ma proprio per questo motivo il rilancio delle imprese del nostro Mezzogiorno deve passare attraverso misure strutturali che favoriscano il sistema produttivo e l’occupazione in modo stabile e duraturo, non certo attraverso misure spot come quelle adottate in questo caso, che hanno tutte le caratteristiche dell’assistenzialismo e poco a che fare con lo sviluppo economico”, osserva Davide D’Onofrio. “Da una simile assegnazione delle risorse, per contro, sortisce un solo effetto, quello di accrescere il malcontento degli imprenditori del Nord Italia che, a buon diritto, si sentono discriminati. Il tutto a concludere un percorso, quello dei voucher per la digitalizzazione delle Pmi, a dir poco travagliato: parliamo di investimenti di piccola portata, fattibili con qualche migliaia di euro. L’idea di poter percepire un contributo del 50% su un importo massimo di 20 mila euro per molti piccoli imprenditori poteva valere come un ottimo incentivo per sviluppare quelle innovazioni digitali sempre meno procrastinabili”. E invece resta il senso di una beffa vera e propria.
Michel Angelo