Passi avanti sull’autonomia: Zaia incontra la Ministra Erika Stefani
Il 22 ottobre dello scorso anno oltre 2 milioni di veneti hanno votato a favore dell’autonomia. Un referendum che si è trasformato in un plebiscito (il sì ha vinto con il 97% delle preferenze) e che ha visto un grande vincitore: il governatore Luca Zaia. Dopodiché silenzio, la questione dell’autonomia è stata messa da parte, schiacciata dall’infuocata campagna elettorale culminata nel voto del 4 Marzo. Il resto è noto: una lunga trattativa ha portato alla nascita del governo targato Salvini-Di Maio. Presentata la squadra dei ministri, una nomina sarà risultata particolarmente gradita al governatore Zaia. Quella di Erika Stefani, fresca Ministra per gli affari regionali.
La carriera di Stefani inizia nella lista civica “Insieme per Trissino” con la quale diventa consigliera comunale nel 1999. Poi il passaggio alla Lega. Nel 2013 diventa senatrice, carica riconfermata alle ultime elezioni che la vedono eletta per il Carroccio nel collegio uninominale di Vicenza. Il 1 giugno 2018 diventa ministra per gli affari regionali.
Lega al governo e ministro per gli affari regionali leghista e veneto, di Valdagno precisamente. Zaia ha di che brindare. E infatti la questione dell’autonomia è uscita dal silenzio in cui era avvolta in questi mesi e ora se ne discute, ai piani alti. Martedì 12 giugno Zaia e Stefani si sono infatti incontrati a Roma per discutere dell’autonomia del Veneto.
Al termine dell’incontro, Zaia l’ha definita: «una giornata storica». Ha poi proseguito: «Dal colloquio col nuovo Ministro è emersa la volontà condivisa di procedere ad una legge delega per concretizzare il percorso di autonomia richiesto dal Veneto. Sarà una legge leggera, per dare mandato al governo di affrontare le varie materie con decreti legislativi. È stato un incontro positivissimo, e lavorando rapidamente si potrà arrivare al testo della legge delega entro fine anno per procedere poi all’approvazione parlamentare e ai decreti delegati per ogni singola materia. Entro fine anno metteremo a punto una legge delega da portare in parlamento, lavorando contemporaneamente ai 23 decreti delegati sulle singole materie oggetto della trattativa».
Il governatore è ottimista: entro fine anno si arriverà a dei risultati concreti. Va ricordato, tuttavia, che il percorso potrebbe essere più lungo e non portare agli esiti sperati da Zaia. Il referendum del 22 ottobre era consultivo: il Veneto, almeno in tempi brevi, difficilmente si unirà al quintetto delle Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige-Sud Tirol). L’alta percentuale con cui si è imposto il sì, aiuta comunque Zaia ad avere più potere contrattuale. Avere la Lega al governo ed un ministro “amico” agli affari regionali potrebbe dare la spinta decisiva.
L’opposizione, nel frattempo, va più cauta, ricordando i fallimenti del passato «L’incontro tra il Presidente Zaia e il ministro Stefani segna un secondo passaggio simbolico lungo la strada dell’impegno veneto sull’autonomia. Ma l’autonomia ha bisogno di azioni concrete, non solo di riti –ribadisce Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in consiglio regionale- Abbiamo già assistito negli anni a molte dichiarazioni di intenti, ma ad altrettanti passi falsi: nonostante la presenza della Lega e del centro-destra al Governo il Veneto allora era rimasto a bocca asciutta. Per questo andiamo avanti con convinzione, ma senza cantare vittoria prima del tempo».
Matteo Riberto